Ieri sera sono stato coinvolto in un invito parental amicale, di quelli che fioriscono tra Natale e Capodanno e che presuppongono un carattere socievole e conviviale, pronto ad accettare di buon grado la proposta post natalizia del mercante in Fiera e del Sette e Mezzo.
Io, purtroppo o per fortuna, non ho un carattere simile ed ho sentito di dovermi premunire per affrontare senza traumi la seratina sociale.
Approfittando del fatto che, dopo un protratto periodo di sosta, da circa una settimana ho ripreso la mia attività podistica seguendo un nuovo, inatteso entusiasmo (a volte quello che sembrava accantonato e messo da parte, rimosso, riemerge improvviso ed anche prepotente....mistero!!!) ho agito con premeditazione ed ho messo in macchina un completo set da podista invernale (zainetto, guanti, cappellino, ceratina, bottiglietta d'acqua, fazzolettini, snack, scarpe, tovaglia, ricambi vari ecc.).
E così, iniziata la seratina con giocatina socializzante, ho atteso che il mio disadattamento fosse di intensità sufficiente (cosa che si è verificata prima di quanto io stesso potessi prevedere) ed alle 21 e 30 è scattata l'autoespulsione.
Ho salutato tutti i convenuti al tavolo verde imbiancato dallo zucchero delle fette di pandoro di circostanza, mi sono chiuso in bagno dove mi sono cambiato e sono riuscito in perfetta tenuta da Forrest Gump.
Una vera metamorfosi.
Mi sono sentito una sorta di Clark Kent convertito in Superman per cambio look ad ultra velocità dentro una cabina telefonica.
Io, più semplicemente, mi sono cambiato dentro il cesso di mio cognato, però mi sentivo altrettanto eroico.
I mercantinfieristi si sono voltati mostrando stupore, preoccupazione e disgusto.
“...Ma dove stai andando? Stai uscendo? A quest'ora? E' buio, sono quasi le dieci, c'è freddo, non hai paura delle macchine? Non hai paura che qualche cane ti possa addentare? Ma noi siamo tutti qua? Ma ti pare giusto andartene? Che senso ha se siamo tutti insieme? Dai, non è il caso, lo potresti fare in qualsiasi altro momento...”. E così via con altre banalità di questo tenore.
Non è il caso? Altro se lo è...!!!
Ho sorriso forzatamente e con una punta di acidità distruttiva ho risposto semplicemente: “...no, preferisco andare a correre...”.
E sono uscito.
Solo, aria frizzante, buio, una bella salita nella notte verso una mia meta eroica scelta lì per lì, la cima della collina oltre il paese. Passo lento, cadenzato, bella fatica, sudorino, poi sudore. Salgo ancora nel buio. Sono sempre più lontano dalla festicciola, sempre più stanchetto (sono impegnato in una salita che ritengo degna di Fausto Coppi anzi mi immagino di scalare le Tre Cime di Lavaredo a piedi anche se, in realtà, sono impegnato ad affrontare una innocente collinetta).
Ho superato il centro abitato e continuo ad immergermi nel buio della campagna e di una montagnola che mi estenua.
Ho completamente dimenticato il Mercante in Fiera, il mio unico obiettivo è la cima della collinetta (che vado allucinando come farebbe un gregario al Tour de France con la vetta del Colle dell'Izoard).
Ancora cinquecento metri e sono in cima.........., META RAGGIUNTA!!!!!!!!!!!!!
Gran premio della montagna!!!!!
Sono in alto.
Vedo, molto in basso, sotto di me la strada già percorsa.
Caspita quanto sono in alto.
Una delle lucine sotto di me è la casa dei convenuti di mia conoscenza dove si consuma il rito della festa ed il disgusto e la preoccupazione per la provocazione del mio dissenso.
Il dissenso è un cattivo esempio, meglio abbassare la testa e distribuire le carte per la prossima manche
Qua in alto fa un po' di freddino.
Metto la ceratina, libero la mia vescica sollecitata dalla temperatura, bevo un po' d'acqua ed inizio la discesa.
A tratti mi sento un aliante che plana verso l'aeroporto.
Mentre scendo con corsetta dal passo controllato cominciano ad avvicinarsi le luci del centro abitato.
Tornare nella luce e tra le case è rassicurante e lo apprezzo maggiormente perchè ho voluto provare la frizzante emozione di una paurina, quella di correre da solo nel buio della notte, in salita, verso una cima (cimetta) dopo avere detto no al Mercante in Fiera.
Acquisite sensazioni, odori.....pensieri? No, pensieri no! Solo sensazioni, i pensieri forse verranno in seguito, sento le gambe procedere sciolte sulla strada del ritorno.
Sono quasi arrivato, ecco, mancano poche centinaia di metri, ultimo sforzo....!!!
Rientro sudato e congestionato, endorfinizzato a sufficienza per riaffrontare il precapodanno.
Doccia, dismetto il costume e mi riapproprio della mia identità sociale.
Parlo, scherzo, scambio opinioni.
Le sensazioni rimangono mie ed incondivise. Sono in un ambiente pieno di luce ma dentro di me è rimasto ancora un poco di buio, un poco di frizzante paurina.
Mi riassaporo queste sensazioni ed affronto il disappunto di chi mi avrebbe voluto banditore del gioco sociale.
Vivo il piacere del ritorno dopo la fuga, della luce dopo il buio e la solitudine, del conforto dopo la paura, di un pensiero dopo una sensazione, di un ricordo dopo un sentimento.
30.12.2009
Vincenzo Cordovana
mercoledì 30 dicembre 2009
martedì 22 dicembre 2009
Dimenticarte
A volte si ricorda, a volte si dimentica.
Si vuole ricordare, si vuole dimenticare.
Un ricordo può emergere ricordando,
un ricordo può emergere dimenticando.
Ricordare è naturale,
dimenticare è naturale ma può anche essere un'arte.
Ho voluto dimenticare,
ho coltivato la sublime arte della cancellazione dei ricordi.
Appassionato ho combattuto eroicamente contro l'ambigua ed insidiosa seduzione della memoria.
E' stata una lotta impari, condotta senza esclusione di colpi.
Enorme è stata la gioia quando ho vinto la partita.
Ho voluto dimenticare ed i miei sforzi sono stati premiati.
Finalmente ho dimenticato tutto.
Ho anche dimenticato di dimenticare.
Ora non ricordo più perchè ricordo...ancora
22.12.2009
Vincenzo Cordovana
Si vuole ricordare, si vuole dimenticare.
Un ricordo può emergere ricordando,
un ricordo può emergere dimenticando.
Ricordare è naturale,
dimenticare è naturale ma può anche essere un'arte.
Ho voluto dimenticare,
ho coltivato la sublime arte della cancellazione dei ricordi.
Appassionato ho combattuto eroicamente contro l'ambigua ed insidiosa seduzione della memoria.
E' stata una lotta impari, condotta senza esclusione di colpi.
Enorme è stata la gioia quando ho vinto la partita.
Ho voluto dimenticare ed i miei sforzi sono stati premiati.
Finalmente ho dimenticato tutto.
Ho anche dimenticato di dimenticare.
Ora non ricordo più perchè ricordo...ancora
22.12.2009
Vincenzo Cordovana
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giovedì 10 dicembre 2009
Olfami il cuore
La dolce Frida
(foto di Maurizio Crispi)
Ciao dolce Frida, nasone prominente,
forse con quel tartufo tu senti ulteriormente,
non son soltanto odori quelli che percepisci
forse cio che è nel cuore col naso tu intuisci.
Mi fissi con quegli occhi che guardano lontano,
oltre la mia apparenza, un gesto, la mia mano,
a te certo non sfuggo, un intimo dolore
rimane catturato dal naso indagatore.
Io sento quest'anima a me tanto vicina,
un'anima olfattiva, sensibile, canina.
Senti forse l'odore di un forte sentimento
e scavi con grande canino accanimento
Brava la Fridolina, ecco l'hai ritrovato,
scava decisa dentro al mio cuor come in un prato,
a me sembra impossibile trovar quella parola
che solo annusandomi capir puoi tu, da sola
10.12.2009
Vincenzo Cordovana
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lunedì 7 dicembre 2009
Oscure deiezioni
Domenica, sciarpato e bandanato salgo le scale tempio ove si celebra settimanale rito sfera rotolante e turbinante che ventidue sacerdoti iperpolpacciuti cercano irretire oltre parte e porta avversa.
Speranza, anzi certezza affermazione, gloria, celebrazione universale apprezzamento nostra stupenda identità quest'oggi manifestantesi tramite contesa feticcio forma perfettamente sferica rimbalzo controllato verificato terna garanti regolarità evento.
Cibato a dovere ingeriti abbondanti liquidi, anzi troppi, sollecitasi fisiologia diuresi con urgenza attivazione organo emuntorio scorie liquide metabolismo umano.
Comportamento altresì etologicamente motivato virile necessità marcare possesso territorio, inibito contendenti, tramite emissione tracce olfattive aminoacidi aromatici presenti succitato prodotto escrezione.
Temporaneamente interrotta ascesa tempio necessaria breve sosta luogo deputato escrezione collettiva fedeli-celebranti sesso maschile.
Accedo ambiente atto alla bisogna.
Passo celere presupponente fugace sosta.
Improvviso, inatteso rallentamento
Causa guasto impianto illuminazione locale-escrezioni ambiente immerso buio pesto.
Adattata pupilla ambiente privo luce intravedonsi contorni chiari semicerchi cementati muro atti raccogliere scorie liquide organismo umano sesso maschile
Strana relazione clamore-vivida luce toni ovattati-oscurità.
Luogo oscuro emerge silente quale isola ritmo lento tra fragore e turbinio prossima coinvolgente apoteosi.
Passione struggente invadente mente subisce pacata involuzione in luogo offuscato destinato deiezione.
Impegno totale raggiungere citato obiettivo fissato sul muro ed ivi deporre sostanze azotate.
Ambiente stipato compagni d'urina anch'essi impegnati oscuro progetto.
Volti non visti qual corpi fantasmi.
Ecco conquisto il mio punto escretivo.
Con calma proietto al muro il mio getto.
Accanto avvicendansi sagome silenti. Definiamo, pacati, programma d'azione, la cinta, il bottone, la cerniera, il pantalone.
Tutto si avvicenda in studiata sequenza.
Vanificate precedenti certezze configuranti azione automatica quasi priva consapevolezza.
Oscurità silente impone nuova consapevolezza anche azioni da sempre acquisite e impensate.
Con calma, conclusa fisiologica incombenza, raggiungo l'uscita, la luce la salita.
Un attimo mi fermo, respiro e mi frastorno.
Disassuefatto già mi ero a quella gente intorno.
Riprende tra poco la vita, la luce, il gran clamore, emergo e vedo il verde, si vince oppur si perde
Dimentico, coinvolto quel luogo rallentato, oscuro e pur silente, ove ero soffermato.
No, non ancora, vi è in me ulteriore urgenza
Mi fermo un altro poco, rientro con sgomento, elimino, inatteso un nuovo, altro tormento, qualcosa che non tollero tenere anche un momento, ricerco all'oscuro, affisso al muro il tondo, non posso trattener quel che ho dentro, anche un secondo. Con calma reintrodottomi nel luogo misterioso ne esco più leggero, più calmo, anche più vero.
Basta non c'è più tempo per altre deiezioni, non posso subir della quiete tentazioni.
Riprendo, recupero ruolo contesa integrato clamorosa partecipazione.
Mente già sgombra recente esperienza oscura.
Totale apparente integrazione gruppo partecipanti strepito inneggiante opportuna sopraffazione avversario.
Mio sguardo fiero, invincibilmente partecipante evento
Finita prima parte celebrazione, sopraggiunta prevista stasi sento urgere nuova impellente attivazione organo emuntorio causa abbondantissimissima pregressa assunzione liquidi non del tutto metabolizzati inducente mia sollecita reintroduzione luogo oscuro e silente deputato eliminazione scorie recupero pax sfinterica. Subenta rilassamento vescicale inaspettatamente connesso provvido sollievo emozionale
01.12.2009
Vincenzo Cordovana
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mercoledì 2 dicembre 2009
Giustizia con la g minuscola
Esiste un salto, una strana ed incontrastata difformità tra il personale ed il sociale che sembrano obbedire a diverse regole.
Questa cosa mi lascia perplesso
Cercherò di spiegarmi meglio
Parlando e commentando fatti della vita politica e sociale ci appassioniamo al tema della Giustizia e siamo certi di schierarci dalla sua parte. Sembra quasi che la Giustizia sia tra le cose più importanti e forse lo è davvero.
Questo ci consente di manifestare il nostro sdegno per tutto quello che ostacola questo sacrosanto percorso.
Se arrivasse l'era della Giustizia dovremmo esserne lieti e socialmente realizzati.
L'organizzazione sociale presuppone il concetto di Giustizia, e l'esistenza di figure ed organismi che ne garantiscano l'affermazione. Il concetto di Giustizia presuppone anche che si decida quello che è giusto contrapponendolo a quanto riteniamo censurabile.
La Giustizia è un pensiero forte, basato su esibite certezze ed ha la forza e la debolezza di ogni pensiero forte.
Se la Giustizia, che tanto ci appassiona, riuscisse ad affermarsi saremmo felici?
Non lo so e mi verrebbe da dire che non vedo alcuna correlazione tra l'affermazione di una idea sociale e la felicità degli uomini che compongono tale organizzazione sociale.
Ritorno al punto iniziale e mi richiedo se la vita sociale e la vita personale di ognuno di noi si articoli secondo le stesse regole.
Io credo di no.
Infatti, limitandoci a considerare il tema della Giustizia che in campo sociale ci trova tutti concordi nel volerne affermare le regole e che tanto ci appassiona, se trasponiamo tale lettura al piano personale, e mi limito a parlare di me, tale lettura non risulta più calzante e nulla sembra avere a che fare con il nostro benessere e la nostra intima felicità.
Io, per esempio, nella mia vita non sopporto essere giudicato come non sopporto l'idea di giudicare, ergo, nella mia vita personale, di fatto, ho bandito l'idea di Giustizia
E' quindi evidente che il concetto di Giustizia nella mia vita privata assuma un significato del tutto differente da quanto io stesso potrei affermare in un contesto pubblico
Come è mai possibile tutto ciò
Vero paradosso: gli uomini combattono ed anche muoiono per affermare conquiste sociali che nella propria vita privata odierebbero ed avverserebbero con tutte le loro forze.
Io vivo spesso questa contraddizione irrisolta
Ben venga la Giustizia, sia affermi nella mia città, nel mio quartiere ma non entri a casa mia.
Sia il mio cuore libero di crearsi le sue leggi, di trasgredirle, di ricrearne di nuove, di gettarle via come carta straccia
Nessuno giudichi le leggi del cuore, ogni cuore obbedisca soltanto a se stesso ed alla sua legge
02.112.2009
Vincenzo Cordovana
Questa cosa mi lascia perplesso
Cercherò di spiegarmi meglio
Parlando e commentando fatti della vita politica e sociale ci appassioniamo al tema della Giustizia e siamo certi di schierarci dalla sua parte. Sembra quasi che la Giustizia sia tra le cose più importanti e forse lo è davvero.
Questo ci consente di manifestare il nostro sdegno per tutto quello che ostacola questo sacrosanto percorso.
Se arrivasse l'era della Giustizia dovremmo esserne lieti e socialmente realizzati.
L'organizzazione sociale presuppone il concetto di Giustizia, e l'esistenza di figure ed organismi che ne garantiscano l'affermazione. Il concetto di Giustizia presuppone anche che si decida quello che è giusto contrapponendolo a quanto riteniamo censurabile.
La Giustizia è un pensiero forte, basato su esibite certezze ed ha la forza e la debolezza di ogni pensiero forte.
Se la Giustizia, che tanto ci appassiona, riuscisse ad affermarsi saremmo felici?
Non lo so e mi verrebbe da dire che non vedo alcuna correlazione tra l'affermazione di una idea sociale e la felicità degli uomini che compongono tale organizzazione sociale.
Ritorno al punto iniziale e mi richiedo se la vita sociale e la vita personale di ognuno di noi si articoli secondo le stesse regole.
Io credo di no.
Infatti, limitandoci a considerare il tema della Giustizia che in campo sociale ci trova tutti concordi nel volerne affermare le regole e che tanto ci appassiona, se trasponiamo tale lettura al piano personale, e mi limito a parlare di me, tale lettura non risulta più calzante e nulla sembra avere a che fare con il nostro benessere e la nostra intima felicità.
Io, per esempio, nella mia vita non sopporto essere giudicato come non sopporto l'idea di giudicare, ergo, nella mia vita personale, di fatto, ho bandito l'idea di Giustizia
E' quindi evidente che il concetto di Giustizia nella mia vita privata assuma un significato del tutto differente da quanto io stesso potrei affermare in un contesto pubblico
Come è mai possibile tutto ciò
Vero paradosso: gli uomini combattono ed anche muoiono per affermare conquiste sociali che nella propria vita privata odierebbero ed avverserebbero con tutte le loro forze.
Io vivo spesso questa contraddizione irrisolta
Ben venga la Giustizia, sia affermi nella mia città, nel mio quartiere ma non entri a casa mia.
Sia il mio cuore libero di crearsi le sue leggi, di trasgredirle, di ricrearne di nuove, di gettarle via come carta straccia
Nessuno giudichi le leggi del cuore, ogni cuore obbedisca soltanto a se stesso ed alla sua legge
02.112.2009
Vincenzo Cordovana
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martedì 1 dicembre 2009
Gioco e possesso
Mio figlio gioca con Ciccio, il barboncino, gli lancia la pallina par farla riportare però il gioco non progredisce perchè Ciccio si impossessa della pallina e non la vuole assolutamente cedere, anzi ringhia ad ogni tentativo di sottrargliela. Gigetto (mio figlio non si chiama così ma in fondo tutti i bambini potrebbero convenzionalmente essere dei Gigetti) si ostina nel tentativo di convincerlo a lasciare la preda ma il cagnolino percepisce che c'è aria di fregatura e si intestardisce ancora di più nel mantenere il possesso di quello che ritiene ormai di sua proprietà.
Ciccio non ha alcuna intenzione di rinunciare a quanto ritiene ormai acquisito.
La situazione sembra stagnare.
Mi permetto di intervenire per cercare di rimettere in sesto una relazione cane bambino che sembrerebbe vivere un momento critico.
Consiglio a Gigetto di abbassarsi a livello del cane (trattandosi di un barboncino nano questo vuole dire quasi sdraiarsi per terra).
Lo invito quindi a carezzare il cane parlandogli con dolcezza e senza toccargli la bocca dove rimane serrata la pallina.
Il cane viene invitato a giocare senza fare riferimento al possesso della pallina.
Dopo un poco Ciccio si coinvolge nel gioco e lascia la pallina.
Dico a mio figlio di prendere la pallina e di offrirla al cane continuando ad carezzarlo ed a lodarlo.
La sequenza si ripete alcune volte.
Noto che il cane comincia ad interessarsi meno al possesso della pallina.
Cambio allora tattica.
Non appena Ciccio dimentica la pallina invito Gigetto a farla rotolare per terra invitando il cane con dolcezza a prenderla.
Ciccio recupera il trofeo ma dopo un poco inizia a lasciarlo.
Lo invito ancora ad offrire la pallina al cane tutte le volte che questi la abbandona, anche casualmente, oppure a lanciarla senza troppa enfasi.
In breve dopo un poco il cane si rassicura rispetto al timore di avere sottratta la pallina e comincia a correre nel recupero ed a lasciarla nelle mani del ragazzino il quale capisce che non deve neanche lui competere con Ciccio per il possesso della pallina.
Tutto è ormai risolto
Il piacere del gioco è diventato superiore del piacere del possesso
La relazione tra bambino e cane può riprendere
Entrambi ora amano scambiarsi l'oggetto (la pallina) che sino a poco fa cercavano soltanto di contendersi.
Pensavano che il piacere fosse possedere la pallina.
Ora non temono più di perdere qualcosa, ora possono giocare sereni
Tra loro si è stabilita una nuova fiducia, quasi una complicità
Ora hanno capito che il piacere è giocare insieme
Si, è proprio così: il piacere del gioco è ora più forte del piacere del possesso
Ora è tutto chiaro
Ora potranno iniziare a divertirsi insieme
30.11.2009
Vincenzo Cordovana
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