sabato 27 febbraio 2010

Minimamor (amore minimo)

Vorrei fare l'amore
ma non per ore ed ore,
soltanto quei minuti
che stimola l'ardore.

Vorrei fare l'amore
e non stare a sognare,
vorrei fare l'amore
e dopo andare al mare.

Vorrei fare l'amore
per minima ragione,
qual fosse un buon dolcetto,
un gelato, un cannellone.

Vorrei fare l'amore
così, marginalmente,
vorrei fare l'amore
che libera la mente.

Vorrei fare l'amore
che dura un sol momento
che non sia gara, lotta,
scontro, turbamento

Vorrei fare l'amore
che dir, naturalmente,
che nasca del calore
o dal cuore o dalla mente

Vorrei fare l'amore,
toccar la nostra essenza,
senz'altra spiegazione,
senz'altra appartenenza.

Vorrei l'amor che dà
la comu-nica-zione,
un soffio di un momento
un gesto, un'intuizione.

Vorrei l'amor che sia
libero e condiviso,
sia come una carezza,
un intimo sorriso

giovedì 11 febbraio 2010

Polvere

L'uomo di oggi, con far quasi normale,
sia esso artista, politico, prelato o manovale,
ritiene migliore la propria prestazione
se assume di polvere, a strisce, la razione.
Così lui suole porsi all'altra gente
adeguato, corretto, brillante e seducente,
positivo, ottimista, con faccia sorridente,
capace di mostrarsi televisivamente.

Supera in tal modo un'altra sua natura
che vive la stanchezza, il buio, la paura,
la voglia di fermarsi, di stare un pò a sognare
di dire: “...ho fatto tutto...”e stare ad aspettare,
di vivere supino il biblico anatema
che solo a nominarlo mi gela anche la schiena:
“...di polvere siam fatti e tali torneremo...”.

Vuol dir che all'occorrenza polvere assumeremo

23.02.2007

Vincenzo Cordovana

Distrazione plastica



Lo so, in amore basta una distrazione
e sforni figli così, a ripetizione
ed ecco che mi ritrovo, povera manichina,
per campar, con la prole, nuda nella vetrina.

Lo vidi un giorno plastico e benvestito
e in cuor desiderai quel pupazzo per marito.
La vita però si sa, cela delle illusioni
e noi, povere sciocche, crediam nelle passioni.

Fu così che nottetempo lasciai la mia boutique
per andare ad incontrare quel fantoccio molto shic.
La notte fu per noi lunga e fantastica,
vibravo nel sentir la pelle sua di plastica.

Gli dissi, dopo: "...caro, ci sposeremo un giorno..?"
Rispose: "...forse, non so, ma ora levati di torno..."
Tornai così, delusa, nella mia vetrina
ma dopo nove mesi, ricordo ancora, una mattina

vidi nel reparto fanciulli del grande magazzino,
figli miei, due pupazzi, una bimba ed un bambino.



Andai dal bellimbusto lo informai cortesemente,
mi rispose: "... di te, dei tuoi fanciulli non mi importa proprio niente..

Tornai così, con il cuore sconsolato
in vetrina, da sola, con il frutto del peccato.
Lei si chiamò Vinilia lui fu chiamato Tano,
diminutivo per fanciullo di Vinilpoliuretano.

Lo so che la ragione vorrebbe più accortezza
ma ancora una volta volli provar di lui l'ebbrezza
ed ecco che mi ritrovo con la panciona grossa e protesa
nel reparto fanciulli, mamme e dolce attesa.

Solo una cosa rimprovero a quel pupazzo plastico, ben vestito e molto attivo:
poteva almeno, lui plastico, anch'esso elastico, usare un bel preservativo

11.02.2010
Vincenzo Cordovana
Creative Commons License
Varietà by Vincenzo Cordovana is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.