domenica 26 luglio 2009

Astrobufale e bufalegemelle

Commento all'articolo di Maurizio Crispi dal titolo “Lo sbarco sulla luna, vero o falso, è una formidabile macchina dei sogni” pubblicato sul blog “Pensieri sparsi


I sospetti in merito alla veridicità dell'impresa spaziale americana, l'astrobufala che tanto ci appassionò in una indimenticabile trasmissione fiume in bianco e nero del '68, anno anch'esso mitico per altri eventi, ritengo facciano il paio con gli analoghi e più recenti sospetti sulla veridicità del criminale “attacco contro l'occidente ad opera dell'Islam assassino” compiuto nella data, già simbolica dell'11 settembre (meglio espressa dal neo logo 11/9 e dal merchandising susseguente).
All'inarrestabile macchina per sognare” , come hai molto efficacemente definito l'evento spaziale calato nel nostro immaginario, si affiancherebbe una “inarrestabile macchina per sognare un nemico”.
Noi , ovviamente, come nella migliore tradizione western, siamo i buoni, i cowboy, gli astroeroi dell'umanità che migliorano lo spazio interstellare, i garanti della libertà che respingono coraggiosamente ogni proditorio attacco alla nostra identità culturale, alle conquiste della nostra straordinaria società

24.07.2009

Vincenzo Cordovana

giovedì 23 luglio 2009

Panchinismi

Questo post è tratto da un intervento pubblicato nel gruppo “Quelli ke le panchine” che furoreggia in un noto social network “Per tutte le persone che ritengono la panchina come elemento indispensabile nella nostra società, per esempio: luogo di aggregazione, di contemplazione, di riposo”



Cari amici che passate sulle panchine buona parte della vostra giornata (sto esagerando però sarebbe bello se fosse possibile), volevo proporre alla vostra attenzione alcune considerazioni relative allo “status” del nostro gruppo. In particolare mi vorrei riferire all'elemento qualificante del gruppo stesso, ovvero “la panchina” e vado dritto al quesito:
è possibile assimilare alla panchina altre forme di supporto per le nostre terga da pensatore, quali potrebbero essere, ad esempio un pietrone (spero comodo e levigato), un tronco, una ringhiera (che consenta comunque un appoggio sufficientemente comodo), un marciapiede (del quale avremo preventivamente valutata l'assenza di escrementi o gomme premasticate) e così via dicendo?
Bando alle ambiguità, verrò allo scoperto proponendo di estendere il concetto di panchina anche a tali basi di appoggio seppure difformi dalla panchina classica identificata da una serie di listelli assemblati in file parallele su di un supporto sagomato, purchè sia fatto salvo l'assunto di base del documento fondante il gruppo che testualmente identifica nella panchina un luogo di aggregazione, contemplazione e riposo.
L'eventuale accettazione da parte del gruppo potrà anche configurare la necessità di una revisione semantica e lessicale del nostro vocabolario (che in seguito potremo anche proporre nei preposti ambienti accademici), infatti mentre l'espressione “stare seduti su di una panchina” sarà usata per descrivere l'utilizzo di una panchina “classica” (costruzione a listelli etc.), per tutte le altre forme di seduta alternativa si potrà, più opportunamente e per analogia, usare il termine “appanchinato” (si sta seduti su di una panchina mentre “ci si appanchina” su un marciapiede o su un putto sporgente se ci troviamo in una città d'arte). In tale contesto sarà da proporre anche il termine “panchineggia-panchineggiare” (es.Marco panchineggia su un tronco d'albero mentre riflette sul fatto che Sara, la sua ragazza, si sbaciucchia con Carlo seduta su una panchina).
Mi alzo con i pantaloni e la camicia a strisce parallele di colore verde da una panchina appena verniciata (modello classico a listelli) e vi invito a contribuire in massa alla decisiva riflessione che cambierà le sorti del nostro relax e della nostra cultura.

23.07.2009

Vincenzo Cordovana

domenica 19 luglio 2009

Viti

Per esser più apprezzato e forse anche più bello,
dopo avere infilzato, con anello, il labbro, il lobo, l'orbita
e avere infisso al naso, penzolante, anche un cestello,
con martello, un trapano e un bel cacciavitino
ho avvitato per benino nel mio spento cervellino
un metallico pendaglio ed un trillino.

Ed allor, se casualmente mi sollecito un pensiero
guarda un po', non son più anonimo,
mi si attiva il campanello e lo sente il mondo intero.
E all'opposto se per caso vado a sbattere la testa
il pendaglio conficcato, dall'impatto stimolato,
mi trasmette quell'impulso e il cervello orben si desta.

Ed allor così ho imparato che se scuoto un po' il capino
io divento intelligente, parlo in arabo, in latino,
o se smuovo il capo allor per ore otto,
come cane balocco oscillante in un lunotto,
io da solo mi stupisco, guarda un po' che risultato,
in un battibaleno son laureato.

Tra i miei pari or sono un mito,
quell'orpello fa tendenza ed amplifica, inserito,
quel che vi è nella coscienza.
Con l'ausilio di un pendaglio e squillante campanello
tu solleciti il cervello, sei apprezzato sei un modello.
C'è chi allor con quell'aggeggio nella mente conficcato
un bel giorno si è trovato giornalista o deputato.

MORALE:
Per lanciarti nel bel mondo, esser ricco ed anche potente
metti al bando le sostanze che ti rendono piacente,
suscitando apprezzamento, mentre bruciano la mente.
Con pendaglio e con martello puoi ottener lo stesso effetto,
e sembrare anche più bello

15.02.2009

Vincenzo Cordovana

giovedì 2 luglio 2009

Globalizzato

Vivendo in un paese che fa da suola allo stivale,
privo di occupazione, di tutela sindacale,
volli mutare un dì la triste condizione
cambiando, risoluto, financo la nazione.

E allora mi recai, con fare assai gentile,
in luogo da tutti definito più civile.
In quel luogo moderno è bandito il chiacchericcio,
chi viene da lontano, è un po' più scuro, è malaticcio.

Compresi che in quel luogo la gente non saluta
e mi spiegai il perchè: li è un poco più evoluta.
Quando poi rivolsi la parola ad un cittadino
mi guardò stralunato, mi prese per cretino.

Ed al fin quando proposi produttiva prestazione,
che giungesse a completarsi con la mia corresponsione,
mi fu detto: “...non capisci, caro amico,
questa nuova condizione?
Che viviam nell'uguaglianza?
Che siam tutti un sol paesone?
Tu pensavi che partendo fosse il mondo differente?
Ma sei proprio un troglodita, non capisci proprio niente.

Non vi è più quel mondo a scale,
chi sta bene, chi sta male.
Se da te tu non lavori e poi cambi la nazione
sarà come a casa tua, sarai senza occupazione...,
...cosa dici? Cosa sento? Ma che termine antiquato,
qui da noi più non si usa, non sei più “disoccupato”,
la questione è ormai risolta, tu sei ormai “globalizzato...”

15.02.2009

Vincenzo Cordovana

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