giovedì 11 febbraio 2010

Distrazione plastica



Lo so, in amore basta una distrazione
e sforni figli così, a ripetizione
ed ecco che mi ritrovo, povera manichina,
per campar, con la prole, nuda nella vetrina.

Lo vidi un giorno plastico e benvestito
e in cuor desiderai quel pupazzo per marito.
La vita però si sa, cela delle illusioni
e noi, povere sciocche, crediam nelle passioni.

Fu così che nottetempo lasciai la mia boutique
per andare ad incontrare quel fantoccio molto shic.
La notte fu per noi lunga e fantastica,
vibravo nel sentir la pelle sua di plastica.

Gli dissi, dopo: "...caro, ci sposeremo un giorno..?"
Rispose: "...forse, non so, ma ora levati di torno..."
Tornai così, delusa, nella mia vetrina
ma dopo nove mesi, ricordo ancora, una mattina

vidi nel reparto fanciulli del grande magazzino,
figli miei, due pupazzi, una bimba ed un bambino.



Andai dal bellimbusto lo informai cortesemente,
mi rispose: "... di te, dei tuoi fanciulli non mi importa proprio niente..

Tornai così, con il cuore sconsolato
in vetrina, da sola, con il frutto del peccato.
Lei si chiamò Vinilia lui fu chiamato Tano,
diminutivo per fanciullo di Vinilpoliuretano.

Lo so che la ragione vorrebbe più accortezza
ma ancora una volta volli provar di lui l'ebbrezza
ed ecco che mi ritrovo con la panciona grossa e protesa
nel reparto fanciulli, mamme e dolce attesa.

Solo una cosa rimprovero a quel pupazzo plastico, ben vestito e molto attivo:
poteva almeno, lui plastico, anch'esso elastico, usare un bel preservativo

11.02.2010
Vincenzo Cordovana

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