venerdì 20 novembre 2009

Panchine simbionti


Una panchina in pietra privata dal tempo e dagli eventi della sua seduta ritrova la sua identità in un simbiotico rapporto con una panchina con seduta in legno e con struttura metallica ormai consunta ed inadatta a sorreggere i passanti.
Le proprie debolezze, le proprie insufficienze e le proprie forze vengono superate da un fruttuoso confronto con altrui debolezze ed altrui certezze.
Ognuno fornisce la parte migliore di se e si integra con l'altro.
Ne viene fuori un nuovo organismo simbionte che recupera pertanto una sua vita ed una sua funzionale integrità.
E' una nuova identità che non è soltanto lignea e non è soltanto lapidea.
Ogni panchina sopravvive rinunciando ad essere fedele a se stessa, al rigore della propria vecchia identità ormai logora ed accettando una nuova ridefinizione di sè in rapporto all'altra.
La nuova struttura ha la forza della pietra e l'eleganza del legno.
La forza dell'una colma la debolezza dell'altra.
Talora l'unione di due pensieri deboli esprime un inaspettato vigore

20 novembre 2009
Vincenzo Cordovana

1 commento:

Mi presento ha detto...

L'unione di due pensieri deboli genera più conoscenza e più potenzialità nuove ed inedite dell'unione di due pensieri forti.
Al riguardo mi vengono in mente diverse cose. Come un bi-personaggio che ho visto, sicuramente, in un film di Jodorowsky: un nano, monco delle gambe veniva sempre trasportato a spalle da un gigante privo, a sua volta, delle braccia; oppure, in un altro film (Beyond the thunder dome, con Mel Gibson) un nano dotato di grandi mezzi intellettuali e di conoscenze ingegneristiche veniva portato a cavalcioni da un gigante privo della parola e di cervello che, tuttavia, a lui conferiva statura ed autorevolezza.
Oppure, ancora, mi viene da pensare a due viandanti che procedono assieme: uno è orbo e l'altro è muto e ciascuno dei due sopperisce alle debolezze dell'altro.
Due debolezze che si uniscono ingenerano qualcosa di nuovo: due saperi diversi, due Weltanschaung, si sovrappongono dando origine, nell'incontro e nel contatto, a nuovepotenzialità, a risorse inedite. Insomma, ad una o più potenzialità, a partire da un apparente minus.
La panchina di ferro e legno sovrapposta a ciò che rimane di una panchina lapidea racconta questa storia indubbiamente che, nello stesso tempo, genera meraviglia (per le infinite possibilità di adattamento che a noi - e agli oggetti sono date per riciclare se stessi, quando sono mutate le condizioni di partenza) e malinconia (due entità imperfette che si appoggiano l'una all'altra e che, forse, senza questa forma di "anaclitismo", sarebbero definitivamente votate all'abbandono e al riciclo).
Un'immagine che è anche una metafora della nostra vita, in cui sovente dobbiamo venire a termini con la nostra incompletezza ed imperfezione...

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